Coperture zavorrate: perché con ghiaia e come proteggerne l’impermeabilizzazione
Innovativa nel panorama italiano quanto utile alla protezione del tetto, la copertura piana zavorrata o a ballast è una soluzione che può caratterizzare un edificio sia residenziale che commerciale.
A differenza del sistema tradizionale che dispone l’utilizzo del cemento, optare per la ghiaia è una scelta che apporta interessanti vantaggi:
- protegge la copertura dal vento e dai raggi UV
- difende il tetto dal danneggiamento meccanico
- richiede una ridotta manutenzione
- garantisce comfort termico d’estate perché mantiene in ombra la copertura
- rende l’intero sistema di copertura praticamente inattaccabile al fuoco
- è durevole nel tempo.
In edilizia la copertura a ballast risulta essere spesso la scelta estetica per una casa vacanza e un hotel al mare o in un’area molto soleggiata… Ma anche nei casi in cui sia richiesto un ottimo isolamento e un basso impegno di manutenzione.
La risposta di TeMa Building Solutions per la protezione delle coperture zavorrate
Quando si posa la ghiaia, il carico sulla copertura sottostante può lacerare lo strato impermeabile e ciò implica il rischio di infiltrazioni con la conseguente comparsa di macchie, muffe e danni alla struttura.
Diventa quindi necessario prevedere una funzione di drenaggio delle acque meteoriche e di protezione meccanica dell’impermeabilizzazione.
TeMa Building Solutions ha pensato a un prodotto che assolva a più funzioni: si tratta di T-Kone G Drain, la membrana bugnata (con funzione di protezione dell’impermeabilizzazione) dotata di un geotessuto (con funzione di filtrazione e separazione).
Posizionata tra lo strato di ghiaia e l’impermeabilizzazione, T-Kone G-Drain è sottile, resistente e l’ideale per una stratigrafia dagli spessori ridotti.
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Superfici a verde e verde pensile tra benefici e accorgimenti tecnici
Negli ultimi anni il tema del “green” ha preso sempre più piede e include soluzioni semplici e convenienti, adottabili da chiunque abbia una copertura. Stiamo parlando del verde pensile e, più in generale, delle coperture a verde, che oltre agli indubbi benefici ambientali sono il perfetto luogo adatto al relax in famiglia o agli aperitivi estivi con gli amici. I giardini pensili hanno origini antichissime e vengono oggi realizzati in estrema sicurezza, anche di durata, con ottimi prodotti per migliori vantaggi.
Vediamo tutto nel dettaglio.
I vantaggi delle aree verdi
Per l’ambiente
Piante ed erba svolgono naturalmente la funzione di assorbire CO2 e rilasciare ossigeno, oltre a filtrare le particelle sottili. In più, mitigano il microclima urbano abbassando le temperature di parecchi gradi centigradi e riducono l’elettrosmog causato da qualsiasi dispositivo elettronico.
Attutiscono il rumore e, se ben progettate, assorbono e contengono i primi scrosci improvvisi di piogge abbondanti.
Un insieme di progressi sostenibili per il benessere urbano, migliorando la qualità dell’aria con meno smog e polveri.
Per il benessere abitativo
La vegetazione funge anche da naturale isolante termico – vantaggio non da poco con le crisi energetiche degli ultimi mesi – e da isolante acustico nelle camere mansardate. Inoltre, protegge efficacemente la copertura contro i raggi UV, contro lo stress meccanico e contro le variazioni giornaliere di temperatura, aumentando la durata media dello strato dell’impermeabilizzazione.
Per finire, realizzare un giardino su una copertura aumenta il valore dell’immobile.
Da un punto di vista tecnico
La stratigrafia di una copertura verde si compone, tra le altre cose, di geosintetici più performanti dei sistemi tradizionali quanto a drenaggio, protezione meccanica dell’impermeabilizzazione e filtrazione. I prodotti utilizzati sono più leggeri e poco ingombranti, facilmente trasportabili e veloci da posare.
Le funzioni da assolvere
Ritroviamo 4 funzioni principali:
- Accumulo (delle acque meteoriche trattenute per l’irrigazione fino a quando necessarie) e drenaggio (di quelle in eccesso). Per questa funzione combinata ci sono le membrane bugnate in HDPE da 20mm T-Kone H XL e T-Kone H XL S.
- Controllo dell’erosione superficiale dovuta ad agenti atmosferici. Per questa funzione esistono le biostuoie T-Juta 500 e la geostuoia sintetica T-Mat.
- Drenaggio. Qui c’è T-Mix Drain 20 SS, la geostuoia cuspidata accoppiata a 2 geotessuti.
- Protezione meccanica dell’impermeabilizzazione. I geotessili della gamma Tematex NW PET, bianchi e neri, sono i prodotti giusti.
Un supporto economico alla spesa della realizzazione della copertura verde
Il Bonus Verde, facente parte della Legge di Bilancio, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024 e garantisce fino al 36% di detrazione. Qui trovi maggiori informazioni.
- Pubblicato il BUILDING, Coperture a verde
Le valutazioni tecniche nella costruzione di opere in terra rinforzata
Le opere in terra rinforzata hanno riscosso molto successo negli ultimi anni e vengono realizzate ovunque possibile, quasi soppiantando le terre armate in calcestruzzo.
Impiegate in svariati ambiti, contano importanti vantaggi, economici e ambientali. A differenza delle terre armate in calcestruzzo, infatti:
- sono sostenibili perché rinverdiscono;
- consentono un grande recupero di spazio, grazie ad inclinazioni elevate fino agli 80° (contro i 30-40° delle scarpate in terra naturale);
- minor inquinamento grazie a un minor numero di camion che trasportano i materiali da costruzione;
- per i riempimenti, sfruttano il terreno di scavo, purché compatibile con le regole di stabilità, evitando il trasporto di altro materiale;
- una volta rinverdite, si integrano nel territorio, salvaguardando gli aspetti paesaggistici dei nostri borghi.
In ogni caso, prima di progettare l’intervento ci sono alcuni aspetti e dati da valutare.
Dati preliminari da conoscere
Per prima cosa è necessario acquisire le fondamentali informazioni tecniche per valutare la fattibilità dell’opera, come:
- indagini geognostiche relative all’area su cui si è ipotizzata la realizzazione della struttura
- rilievi planoaltimetrici
- sezioni significative circa lo stato di fatto
- geometria della futura opera (inclinazione del fronte, altezza, suddivisione in più balze, pendenza della parte sommitale)
- carichi esterni applicati alla struttura (carichi sommitali nel caso si debba prevedere un parcheggio oppure una strada)
- classificazione sismica dell’area
- caratteristiche geotecniche (angolo di attrito interno, coesione e peso specifico) del terreno a tergo la futura opera, del terreno di fondazione, del terreno di riempimento
- presenza di falde sospese o infiltrazioni di altra natura.
A questo punto si può procedere con le verifiche di calcolo con dei specifici programmi.
Le verifiche di calcolo
Si effettuano delle verifiche interne ed esterne. Quanto alle prime, si effettuano:
- il test di resistenza dei rinforzi, che valuta eventuali meccanismi di collasso e determinano spaziatura, lunghezza, resistenza a trazione dei geosintetici che si andranno a posare
- il test di sfilamento per verificare che il rinforzo applicato non si rompa o si sfili
- il test di scorrimento, affinché non si verifichino moti traslativi lungo i piani di posa
- il test del risvolto, per accertarsi che la lunghezza praticata nella parte superiore del singolo strato risulti stabile.
Quanto alle verifiche esterne da effettuare in fase esecutiva, ricordiamo il test di scivolamento, di ribaltamento, di capacità portante e di stabilità globale.
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Consigli per la corretta posa di TMD 1011
Nelle applicazioni verticali, come i muri di fondazione, e in quelle orizzontali, come le coperture piane, è necessaria la protezione meccanica dell’impermeabilizzazione e, spesso, anche il drenaggio: TMD 1011 è una membrana bugnata, di produzione TeMa Building Solutions, che svolge entrambe le funzioni: drenaggio nelle applicazioni verticali e protezione dell’impermeabilizzazione in quelle orizzontali.
Alcuni suggerimenti per la posa di TMD 1011 in superfici orizzontali
Copertura piana con finitura in ghiaia (zavorrata)
1 Finitura in ghiaia
2 Membrana TMD 1011 che agisce come strato di drenaggio e per la protezione dell’impermeabilizzazione
3 Membrana impermeabilizzante
4 Isolamento termico e acustico
5 Barriera al vapore
6 Sottostrato inclinato
7 Struttura portante
Vialetti e aree verdi
1 Pavimentazione in masselli autobloccanti
2a Strato di allettamento in pietra frantumata
2b Terreno di coltivo
3 Membrana TMD 1011 che agisce come strato di drenaggio e per la protezione dell’impermeabilizzazione
4 Membrana impermeabilizzante
5 Barriera al vapore
6 Sottostrato inclinato
7 Struttura portante
Superfici idonee al movimento veicolare A
1 Pavimentazione progettata per sostenere carichi di veicoli
2 Strato di allettamento in sabbia
3 Membrana TMD 1011 che agisce come:
– strato di drenaggio
– substrato al posto dei tradizionali composti di livellamento in calcestruzzo
– strato di separazione e contenimento di percolati (oli o idrocarburi)
4 Struttura di base / terreno
Superfici idonee al movimento veicolare B
1 Pavimentazione progettata per sostenere carichi di veicoli
2 Strato di allettamento in sabbia
3 Membrana TMD 1011 che agisce come strato di drenaggio e per la protezione dell’impermeabilizzazione
4 Membrana impermeabilizzante
5 Sottostrato inclinato
6 Struttura portante
Alcuni suggerimenti per la posa di TMD 1011 in superfici verticali
Srotolare la membrana e applicarla verticalmente od orizzontalmente: in quest’ultimo caso la larghezza del rotolo corrisponde all’altezza della parete da proteggere. Due membrane consecutive devono sovrapporsi per circa 20 cm e le bugne devono incastrarsi.
In caso di giunzioni orizzontali, se la membrana TMD 1011 non è sufficientemente larga da coprire completamente l’altezza dell’installazione, il primo strato deve essere installato dalla base verso l’alto e successivamente, mantenendo una sovrapposizione di almeno 15 cm, il secondo strato deve essere installato sovrapponendo verso l’esterno (cioè il lato lontano dalla parete) il primo strato. Nell’area sovrapposta, installare rondelle ogni 20 cm.
Ingressi delle linee dei servizi, come condutture dell’acqua, del gas, delle fognature o simili
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- Posizionare mastice sigillante attorno alla conduttura o all’ingresso.
- Tagliare la membrana TMD 1011 verticalmente in modo che si estenda di 15 cm oltre la conduttura o l’ingresso, rifilando la membrana in modo che aderisca nel modo più stretto possibile.
- Posizionare mastice sigillante sulla membrana in modo che ci sia uno strato di mastice sia sopra che e sotto la membrana attorno alla conduttura o all’ingresso.
- Iniziare la successiva applicazione della membrana 15 cm prima della conduttura o dell’ingresso in modo che la sovrapposizione attorno alla conduttura o all’ingresso sia di 30 cm. Rifilare nuovamente attorno alla conduttura o all’ingresso per una tenuta stagna.
- Installare fermi ogni 20 cm lungo il bordo della membrana sovrapposta.
Cambiamento di livello o aree dove la parte liscia è stata rifilata
Utilizzare T-Profile + T-Nails per sigillare il bordo, provvedendo a utilizzare un sigillante per l’area per assicurare un’adeguata tenuta della stessa.
TMD 1011 va protetta inoltre con T-Profile per impedire che il terreno penetri nella fessura tra parete e membrana. Successivamente si può procedere con il fissaggio tramite rondelle e chiodatura con T-Nails distanziati a intervalli di 20-30 cm, sia lungo il bordo superiore della membrana bugnata sia lungo il profilo.
Il drenaggio in diaframmi e berlinesi: una soluzione conveniente e sicura
Tra le opere più largamente utilizzate nel campo dell’ingegneria civile, al fine di contrastare le forti spinte del terreno ed evitare frane e cedimenti strutturali, ci sono i diaframmi e le berlinesi.
I diaframmi sono delle paratie di sostegno formate da elementi verticali puntuali (pali) o continui (pareti) in acciaio o in calcestruzzo armato infissi nel terreno a notevole profondità, mentre le berlinesi sono strutture di sostegno flessibili realizzate con micropali verticali.
Entrambe le soluzioni vengono utilizzate nei casi in cui ci sia l’impossibilità di creare pareti di scavo di adeguata pendenza a causa della presenza di altri manufatti nelle vicinanze e della morfologia dell’area che impone spazi d’azione ridotti (i quali renderebbero impossibili le manovre di grandi macchinari).
Le paratie berlinesi in micropali, infatti, sono una delle più comuni applicazioni nell’ambito dei cantieri per la realizzazione di opere di sostegno impermeabili. La tecnica permette di lavorare in quasi tutti i tipi di terreni, in particolare nel caso in cui si debbano utilizzare impianti di cantiere di dimensioni ridotte rispetto al passato.
Essendo opere a contatto con il terreno, non è assolutamente da sottovalutare l’aspetto di drenaggio. Se le acque meteoriche e di falda esercitano pressione sulla parete verticale, possono danneggiare l’impermeabilizzazione. Per questo, TeMa Building Solutions ha il prodotto adatto a questa applicazione: T-Mix Drain WP, il geocomposito che oltre a drenare assolve anche la funzione di filtrazione, separazione e cassero a perdere.
TeMa ha costruito sui geocompositi una notevole esperienza, da molti anni infatti propone questo sistema in sostituzione al tradizionale sistema di drenaggio con la ghiaia. I risultati sono duraturi ed è la soluzione ideale: rispetto alla tradizionale ghiaia, è meno ingombrante, facilmente trasportabile e veloce da posare. Ciò limita i costi di trasporto, di realizzazione e delle tempistiche in cantiere e, non ultimo, permette un risparmio considerevole di CO2.
Gli ambiti di applicazione
Come detto qui sopra, la realizzazione di diaframmi e berlinesi trova ampio utilizzo in caso di spazio limitato. Nello specifico, si possono utilizzare in ambito edilizio come in garage sotterranei di casa o di un ambiente commerciale e in piani interrati, ma anche in opere fluviali, quali banchine e moli per imbarcazioni, o ancora in dighe in terra e pozzi.
Avere perciò a disposizione l’esperienza dei tecnici TeMa e prodotti testati ed efficaci come T-Mix Drain WP, è una sicurezza per il cantiere.
Tra opere in terra rinforzata e drenaggio
Per i lavori di ampliamento del centro commerciale Serravalle Retail Park in Piemonte abbiamo supportato l’impresa nella scelta delle soluzioni da adottare e assistito nelle verifiche.
L’area di circa 2.000 m2 ha richiesto alcuni interventi quanto a terre rinforzate e drenaggio, in particolare ci siamo occupati delle opere propedeutiche per i lavori di ampliamento risalenti al 2016.
A sud-ovest del manufatto il terreno è stato messo in sicurezza e successivamente reintegrato le superfici di verde areale.
Vediamo più nello specifico come si è proceduto.
La natura dell’intervento
Per la messa in sicurezza del versante antistante al complesso, l’intervento prevedeva la realizzazione di opere in terra rinforzata in varie bancate, per la precisione 3 moduli di 6 m di altezza ciascuno.
Inoltre, per gestire le acque provenienti dal bacino idrogeografico posto a monte dell’area, si è provveduto a specifici interventi per il drenaggio superficiale.
La soluzione di TeMa Geo Solutions
Per l’opera in terra rinforzata i 3 moduli sono costruiti con lunghezze di ancoraggio di 7 m e resistenze da 110 kN/m date dalle geogriglie X-Grid PET PC 110.
Per quanto riguarda il drenaggio, invece, si è previsto l’utilizzo della Membrana Nera Geo, la membrana bugnata in HDPE da 8 mm accoppiata a TNT filtrante alla cui base si trova un tubo fessurato in PE.
Il sistema di drenaggio è stato installato anche in prossimità dei tatti orizzontali di ogni berma, al fine di evitare infiltrazioni future nell’opera rinforzata.
Parcheggio sul tetto: soluzione estrema di recupero spazio
I centri urbani sono sovraffollati di veicoli e di zone interdette ai non autorizzati, i parcheggi sono “stressati” e le superfici non bastano mai. A fianco delle soluzioni più “standard” di coperture carrabili, come per esempio in caso di garage interrati, non è azzardato immaginare, ove strutturalmente possibile, di progettare o recuperare spazi su coperture sopraelevate.
Durante le vacanze, anche i viaggiatori potranno trovare conforto dai parcheggi sui tetti di edifici pubblici o a uso pubblico. Nelle ore in cui gli uffici sono chiusi, per esempio, questi parcheggi possono trasformarsi in risorsa, soluzione ideale per recuperare spazio e aumentare il numero di posteggi per i viaggiatori nelle zone ad alta affluenza turistica.
La continua movimentazione di veicoli e l’esposizione a qualsiasi evento atmosferico, dal gelo al caldo torrido, richiede materiali di costruzione idonei allo scopo. Un grande utilizzo che rende imperativo prevedere degli strati (stratigrafia progettuale) che assolvano a specifiche funzioni. Vediamo quali.
A cosa bisogna porre attenzione nei tetti adibiti a parcheggio?
Su questo tipo di coperture gravano elevati carichi, statici e di passaggio, di ogni tipo di vettura. Ciò richiede un’attenzione maggiore nella protezione meccanica dello strato impermeabile e nella resistenza ad alte compressioni.
Altro aspetto da considerare è il drenaggio. Le acque meteoriche possono penetrare negli strati inferiori danneggiandoli, per cui serve garantire un corretto deflusso verso l’esterno.
Noi consigliamo l’applicazione di membrane bugnate accoppiate a TNT o geocompositi drenanti con monofilamenti o georeti.
Per la funzione di drenaggio proponiamo il geocomposito drenante T-Mix Drain Plus. La variante T-Mix Drain WP Plus è accoppiata su un lato a un geotessuto filtrante e sull’altro a una membrana poliolefinica, in grado di evitare o limitare le infiltrazioni di olii o idrocarburi; un cordolo butilico lungo la cimosa, consente di fissare le sovrapposizioni tra le membrane accostate.
In alternativa si può optare per le georeti T-Net Drain 5 e T-Net Drain 7, accoppiate a TNT su entrambi i lati.
La funzione di protezione meccanica, insieme a quella di drenaggio, può essere invece svolta dal geocomposito drenante TMD 1011. Il prodotto accoppia un geotessuto filtrante a una membrana bugnata, la cui conformazione consente un efficace drenaggio anche ad alti carichi di sollecitazione (fino a 400 kPa).
- Pubblicato il BUILDING, Geocompositi Drenanti
Gallerie: il problema delle venute d’acqua e delle infiltrazioni
Andiamo verso l’estate e finalmente, dopo due anni di pandemia, ricominceranno gli esodi verso le località turistiche. Chi sceglie la montagna o, in alcuni casi come ad esempio nella riviera ligure, il mare si troverà ad attraversare più di una galleria di cui è costellata l’Italia.
Infatti, il nostro Paese risulta essere una delle nazioni europee con il maggior numero di gallerie stradali. Per quanto riguarda la rete TERN (RETE STRADALE TRANSEUROPEA) sono attualmente in esercizio circa 610 gallerie stradali per una lunghezza totale di circa 710 km e la totalità delle gallerie in esercizio su strade di competenza ANAS è di 1235 per una lunghezza totale di circa 755 km.
Soprattutto in quelle più datate può capitare di notare ampie macchie di umidità che percorrono in altezza i muri interni o pericolosi ristagni d’acqua a terra. Vediamo quindi cosa succede esattamente e come prevenire il problema.
Nella costruzione di gallerie oggi esistono sistemi e materiali collaudati, ma il problema su cui bisogna porre ancora molta attenzione è l’aspetto idrogeologico che mette in luce due problematiche principali: le venute d’acqua e le infiltrazioni.
Per venuta d’acqua si intende l’improvvisa fuoriuscita d’acqua dalla parete derivante da una falda che trova un nuovo sfogo, quindi oltre alla sua individuazione diventa prioritario progettare opportuni metodi di drenaggio.
Per infiltrazione, invece, si intende il passaggio d’acqua dovuto alla sua innata capillarità o alla forza di gravità.
Le conseguenze si vedono se i problemi non vengono affrontati, o meglio prevenuti, correttamente.
L’acqua, infatti, è una la grande minaccia per le opere come le gallerie, perché riduce la durabilità del rivestimento in calcestruzzo, provocando un deterioramento strutturale, mettendo a rischio gli impianti e costituendo un pericolo per la sicurezza stradale.
Cosa fare per l’acqua?
La soluzione ideale è progettare con idonei sistemi di drenaggio, con membrane bugnate e geocompositi drenanti.
Maxistud e HDD di TeMa Geo Solutions sono le membrane bugnate in HDPE ad elevata resistenza a compressione: la prima è una membrana termoformata da 20 mm, la seconda è una membrana da 10 mm accoppiata a un geotessile non tessuto, disponibile con diversi pesi e resistenze a compressione crescenti.
Si può agire anche con geocompositi drenanti come Q-Drain ZW5 60 20P TG da 5mm di spessore con anima in monofilamenti e un tnt.
La scelta del prodotto e dello spessore dipende dalle condizioni di venuta d’acqua e dal relativo rischio di infiltrazioni.
Le discariche controllate e l’importanza di isolarle
Le discariche di rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi sono governate da leggi specifiche di ogni Paese (in Italia il D.Lgs del 3 settembre 2020) che prevedono regole ben precise sulla costruzione e il mantenimento di questi siti.
Essendo praticamente all’interno del terreno ed essendo programmate per determinati tipi di rifiuti, devono rispettare standard ambientali e di sicurezza.
Vediamo tutto nel dettaglio.
I rischi di non isolarle
Partendo dal presupposto che è fondamentale effettuare un corretto smaltimento, molti rifiuti possono impiegare anni – addirittura decenni – a disattivarsi e a ultimare i naturali processi di decomposizione. In questa fase producono numerosi liquami, come il percolato, che è altamente contaminante per il terreno e le falde acquifere.
Inoltre, vengono prodotti anche dei biogas, in particolare metano e anidride carbonica, risultato della degradazione di materiale organico, che devono essere controllati e che potrebbero essere utilizzati per la produzione di energia rinnovabile.
Come isolarle
Le discariche controllate devono essere isolate dal terreno che le ospita, ma per essere sicure le funzioni da assolvere sono diverse.
Controllo dell’erosione superficiale
La vegetazione protegge naturalmente il terreno dall’erosione dovuta ad agenti atmosferici come vento e pioggia che causerebbe cedimenti. In attesa che avvenga l’inerbimento a proteggere le sponde e la superficie della discarica ci sono le geostuoie antierosive nella versione biodegradabile e sintetica da scegliere in base alle esigenze.TeMa Geo Solutions propone una vasta gamma tra cui scegliere, consultabile qui.
Rinforzo
A volte la discarica viene progettata e costruita su pendii più o meno ripidi. Nel caso in cui la pendenza sia elevata e il terreno non riesca da solo a sostenersi, è doveroso applicare delle griglie di sostegno al fine di evitare scivolamenti che esporrebbero e danneggerebbero gli strati inferiori. Vedi le nostre soluzioni.
Drenaggio
Attraverso alcuni prodotti specifici, i geocompositi drenanti, è necessario provvedere al drenaggio delle acque meteoriche, ma anche del percolato che inevitabilmente si forma e che deve essere tenuto lontano dal terreno.
Barriera
Prodotti a base di bentonite, come Barrier Bento, consentono di impermeabilizzare l’area sia nelle pareti con inclinazioni elevate, sia nel fondo.
Capping
Anche le discariche hanno una copertura finale che deve rispondere a dei criteri ben precisi. Tra questi ricordiamo sempre l’isolamento dei rifiuti dal terreno e il controllo dell’erosione superficiale, ma altrettanto importanti sono la minimizzazione delle infiltrazioni di acqua e l’inserimento nel paesaggio.
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