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Categoria: CORPORATION

Terre e rocce da scavo nel nuovo decreto 2017

lunedì, 28 Maggio 2018 da Tema Corporation

Procedure veloci e tempi certi: controlli ambientali entro 60 giorni, materiali riutilizzabili 90 giorni dalla consegna del Piano di utilizzo

Introduzione sulle rocce da scavo per riempimento delle terre rinforzate

Non è infrequente il caso in cui il materiale di riempimento delle terre rinforzate tramite inclusioni flessibili o rigide possa venire da grandi cantieri di scavo (da opere in galleria, ad esempio).
Oggi infatti i terreni rinforzati con inclusioni fanno parte dei materiali compositi, e il loro utilizzo comporta il miglioramento delle caratteristiche del terreno originario e la formazione di sistemi con caratteristiche meccaniche superiori a quelli che si realizzerebbero con il solo terreno.

Le prove e le sperimentazioni condotte hanno consentito di appurare che le terre rinforzate, costituite da rocce da scavo e dal meccanismo flessibile di rinforzo apporta vantaggi statici e strutturali, ambientali, operativi, ed economici, con vaste possibilità d’impiego e possibilità di reintegro.

Terre e rocce da scavo: tempi certi

Entro 60 giorni vengono svolte le attività di analisi da parte delle Agenzie per la protezione ambientale, quali la verifica della sussistenza dei requisiti dichiarati nel piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo generate nei cantieri di grandi dimensioni.
A 90 dalla consegna del Piano di gestione, si può avviare la gestione delle terre e rocce da scavo generate nei cantieri di grandi dimensioni, secondo le indicazioni contenute nel Piano.

Terre e rocce da scavo: procedure semplificate

Avviare la gestione e l’utilizzo delle terre da scavo non richiede più l’attesa di autorizzazioni, ma un massimo di 90 giorni dalla presentazione del piano. Prima invece le Agenzie non erano tenute a rispettare alcun termine per attestare l’ottenimento dei requisiti dalle norme europee e nazionali per qualificare terre e rocce da scavo ‘sottoprodotti’, in quanto non stabilito. Pertanto, decade l’approvazione preventiva.

Terre e rocce da scavo: modifiche e proroghe al piano

Anche nel caso delle modifiche sostanziali al piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo qualificate ‘sottoprodotto’, una volta presentate, decadendo l’approvazione preventiva la procedura si velocizza. Ad esempio, nel caso in cui la modifica riguardi il quantitativo, la nuova norma consente di applicare la classificazione di sottoprodotto alla parte di terre e rocce indicate dal piano, applicando l’obbligo di gestione in quanto rifiuti solo per le quantità eccedenti. Tali rocce da scavo qualificate rifiuti, subiscono ora una disciplina specifica per quanto riguarda il loro deposito temporaneo e le quantità massime ammesse, maggiori rispetto a quelle del Dlgs 152/2006.
I residui della lavorazione dei materiali lapidei sono ora esclusi dalle terre e rocce da scavo., permettendo la qualifica di tali residui come ‘sottoprodotto’.

Il regolamento si concentra sul particolare dei siti di bonifica, dove vengono stabilite specifiche procedure per gli scavi nonchè le condizioni di utilizzo stesso delle terre e rocce scavate sulla base delle loro condizioni.
La novità rispetto alla precedente norma abrogata è che la proroga al termine del piano può essere di due anni, e deve avvenire attraverso comunicazione al Comune e all’Agenzia di protezione ambientale competente.

Norme abrogate dal nuovo decreto sulle terre e rocce da scavo

Il DM 161/2012, contenente il Regolamento utilizzato fino al nuovo decreto sulla disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo, diverse norme che compongono i seguenti decreti: l’art. 41 nel Dl 69/2013, l’art. 184 bis e 266 comma 7 nel Dlgs 152/2006.

 

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La nuova carta geomorfologica d’Italia per una migliore gestione e tutela del territorio

lunedì, 28 Maggio 2018 da Admin

L’Italia è una nazione morfologicamente complessa, un territorio sul quale in alcune circostanze è difficile se non impossibile effettuare interventi di edilizia o interventi di riqualificazione ambientale.

Comprendere l’entità del rischio non è difficile: basti pensare che la nostra nazione conta 7.978 Comuni di cui ben 5.581 sono a rischio di dissesto idrogeologico, ben oltre la metà!

Tuttavia l’intervento umano spesso ignora ogni campanello di allarme con conseguenze disastrose: danni a cose e persone, dissesti, crolli.

Presso la Commissione Ambiente del Senato ha avuto inizio il dibattito sul completamento della cartografia geologica d’Italia e la microzonazione sismica

Conoscere e studiare le zone sulle quali poter edificare, realizzare progetti in funzione della diversità geomorfologiche del territorio può prevenire gravi incidenti derivanti dai sismi, alluvioni e bradisismi o almeno limitarne i danni.

Gilberto Pambianchi Presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Geografia fisica e Geomorfologia (AIGeo) ha annunciato lo scorso 10 luglio la presentazione di un nuovo modello di cartografia morfologica frutto di due anni di studi e ricerche.

Le linee guida della nuova cartografia morfologica d’Italia sono state condotte da una Commissione di esperti di tre associazioni: AIGeo, Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG).

La commissione ha avuto il compito di aggiornare e integrare gli elementi geomorfologici, focalizzando molto il problema delle pericolosità geomorfologiche (frane, alluvioni, valanghe, erosioni costiere, onde anomale e tsunami)

Il lavoro è stato possibile grazie ai progressi di tecnologie informatiche e satellitari quali GPS, i DTM (modelli digitali del terreno ad alta risoluzione) e GIS (sistemi informativi geografici).

 

Non resta che attendere che il DDL venga presto convertito in Legge affinchè qualsiasi tipologia di pianificazione urbanistica, agricola, paesaggistica sia maggiormente tutelata e sicura.

Alcuni Fogli della Carta Geomorfologica sono già disponibili sul sito dell’ISPRA al seguente link

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Il rispetto dell’ambiente è il tallone d’Achille del vecchio continente

lunedì, 28 Maggio 2018 da Admin
Con l’osservanza dei regolamenti comunitari l’Italia sembra essere notevolmente indietro. Lo dimostrano ampiamente i 180 milioni di euro versati per le infrazioni ambientali. I problemi maggiori sono legati alle discariche ed ai rifiuti dove le infrazioni ammontano a 100 milioni di euro. Il numero assoluto delle infrazioni, in diminuzione rispetto al passato, è di 65. Per la violazione del Diritto Europeo sono 54, mentre, 11 riguardano le Direttive Europee non recepite dal Parlamento Italiano.

Nonostante l’Italia non produca energia atomica riesce a non rispettare le norme sulla gestione sicura e responsabile del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi (Direttiva 2011/70/euratom) come dimostra l’ultima infrazione in ordine di tempo.

L’Italia non è neanche riuscita a ridurre l’utilizzo delle borse di plastica secondo quanto richiesto.

 

In funzionamento della procedura d’infrazione

Per far sì che il Diritto Europeo sia rispettato l’unico mezzo a disposizione dall’UE è la procedura d’infrazione. Questa viene preceduta da un periodo in cui la Commissione Europea richiede delle spiegazioni al paese interessato, evitando una messa in mora automatica. Il Paese sotto analisi deve fornire entro dieci settimane spiegazioni, nonché soluzioni correttive per porre rimedio alla violazione. In caso di esito negativo inizia il periodo d’infrazione.

Le infrazioni comminate all’Unione Europea sono molto onerose, un costo che inevitabilmente si riversa sulla collettività. Queste sanzioni comportano un esborso immediato per lo Stato inadempiente. In più la sanzione rimane attiva, con versamenti periodici, fin quando lo stato membro non si adegua alle norme.

 

Le infrazioni all’interno dell’Unione Europea

Il settore ambientale è quello più critico per i Paesi Europei, con ben 295 casi presi in esame, distaccandosi di molto dall’ambito giuridico, con 161 casi. Oltre all’Italia, che primeggia con 98 casi, gli altri stati membri interessati da numerose procedure d’infrazione sono la Spagna con 75 e la Francia con 73 casi.

 

La sfida italiana

Vien da se’ che l’attuazione delle Direttive Europee è una sfida cruciale in tema ambientale per il nostro Paese. Uno dei nodi principali sono le considerevoli divergenze regionali per gestione delle risorse idriche, dei rifiuti, sulla depurazione e sulle infrastrutture.

Circa 3.200 agglomerati urbani sono soggetti a procedimenti d’infrazione per le acque reflue. La rete idrica mostra i segni d’invecchiamento, con un’età media di 30 anni e tassi di perdita che al sud arrivano al 50%. Mentre al nord il problema è la qualità dell’aria, con la pianura padana impestata dall’inquinamento atmosferico. Si stima che in Italia circa 66.630 morti premature siano attribuibili alle concentrazioni di particolato fine, 3.380 alle concentrazioni di ozono e 21.040 alle concentrazioni di biossido di azoto.

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TeMa partecipa alla Fiera Internazionale di Colonia per aree sportive e piscine, 7-10 novembre 2017

mercoledì, 18 Ottobre 2017 da Tema Corporation

Appena tornati dalla Russia ci prepariamo per l’appuntamento del mese prossimo.

Dal 7 al 10 Novembre ci troverete col nostro desk informativo nella sezione ‘Playground planning and equipment – Shock absorbing materials’ della Fiera Internazionale di Colonia per aree sportive e piscine.
Nel dettaglio, ci troviamo alla Hall 10.2, Stand B051.

 

Ulteriori informazioni qui!

 

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TeMa al Road Expo di Mosca, Crocus Expo 10-13 Ottobre 2017

mercoledì, 11 Ottobre 2017 da Tema Corporation

Il ROAD EXPO è una delle più importanti fiere per il settore stradale che si tengono in Russia. TeMa, è presente all’evento e presenta la sua gamma di prodotti dedicati alle applicazioni in ambito stradale.

 

 

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Fascicolo del Fabbricato: cos’è, a cosa serve. Focus: Il terremoto di Ischia

giovedì, 14 Settembre 2017 da Tema Corporation

Ci sono stati diversi disegni di legge che hanno cercato di portare a compimento questo strumento di legge, che però non ha mai completato l’iter di approvazione parlamentare.

 

Cos’è il fascicolo del Fabbricato

Il fascicolo del fabbricato è un istituto giuridico, consiste in un dossier, tenuto dal proprietario di ogni immobile o dall’amministratore del condominio, sullo stato di salute dello stabile. Sul fascicolo sono annotate le informazioni concernenti, l’edificio:

• di tipo identificativo
• progettuale
• strutturale
• impiantistico
• ambientale

L’obiettivo è di arrivare a un idoneo quadro conoscitivo che comprenda le fasi di costruzione dello stesso, e la registrazione delle modifiche apportate rispetto alla configurazione originaria, con riferimento alle componenti statiche, funzionali e impiantistiche. Il fascicolo, date le sue finalità, prevede un aggiornamento con cadenza non superiore a dieci anni.

 

A cosa serve

Il fascicolo del fabbricato è uno strumento per il monitoraggio e la prevenzione dello stato di conservazione del patrimonio edilizio finalizzato a individuare le situazioni di rischio degli edifici e a programmare nel tempo interventi di ristrutturazione e manutenzione per migliorare la qualità dei fabbricati. L’intenzione è di dare anche una possibilità in più, in sede di compravendita, ai futuri proprietari di un immobile di poter valutare l’affettivo stato dell’immobile. In modo che gli stessi possono preferire stabili con uno stato conservativo migliore. Questo potrebbe far innescare un circolo virtuoso, che impegni tutti nel tenere gli immobili il più possibile corrispondenti a delle strutture solide e sicure.

 

Il Terremoto di Ischia

Dovrebbe far riflettere che si possa morire per un sisma di magnitudo quattro, come accaduto di recente nell’isola di Ischia, territorio notoriamente vulnerabile non solo per il rischio sismico, ma anche vulcanico e idrogeologico. Ciò che è accaduto era quindi prevedibile, visto che a crollare sono state quelle abitazioni che peccavano in elementari regole costruttive.
Attestare lo stato di sicurezza degli edifici con il fascicolo del fabbricato potrebbe rappresentare una valida misura di salvaguardia e di prevenzione civile.

 

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Arriva al Parlamento la Relazione sullo stato di salute dell’Ambiente

giovedì, 27 Luglio 2017 da Tema Corporation

Lo scorso 6 Luglio è stata trasmessa al Parlamento la tanto attesa Relazione sullo stato di salute dell’Ambiente del nostro Paese. Il documento succede la precedente relazione che risaliva a ben 8 anni prima, datata 2008.

 

Il documento è stato realizzato abbracciando le linee guida del modello DPSIR (Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses): tale modello descrittivo mira ad individuare le sequenze di causa-effetto delle interazioni tra i sistemi economici, politici e sociali con le componenti ambientali in modo da fornire una visione più ampia e completa mirata allo sviluppo di politiche di tutela ambientale.
La relazione sullo stato di salute dell’ambiente rappresenta un utile aggiornamento sui principali indicatori ambientali del nostro Paese ma anche uno strumento utile a chi desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione dell’ambiente italiano.

 

Un lavoro che consente di avere una visione a 360° del nostro territorio e della sua biodiversità, dei suoi punti di forza e delle sue debolezze. Di seguito citiamo i più significativi. Tra i punti positivi, l’Italia è, ad esempio, tra i paesi in cui si registra maggior efficienza energetica, con tecnologie e performance che ci collocano all’avanguardia su scala mondiale. Rispetto alle criticità, invece, l’Italia risulta ancora in ritardo rispetto il settore rifiuti, depurazione e qualità dell’aria nelle città.

 

La Relazione sullo Stato dell’Ambiente 2016 è stata realizzata sotto la direzione del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il progetto e il coordinamento editoriale e scientifico sono stati curati da esponenti dell’ISPRA in collaborazione a un comitato di esperti accademici provenienti dalle Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Istituto Nazionale di Astrofisica, Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Università degli Studi di Napoli Federico II.

 

Altri enti coinvolti sono stati l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA, Agenzia Spaziale Italiana – ASI, Associazione Nazionale Comuni Italiani – ANCI, Associazione Nazionale per le Bonifiche Irrigazioni e miglioramenti fondiari.

 

È possibile leggere la Relazione in versione integrale qui

 

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Dal tetto alla strada, l’energia elettrica per i trasporti è finalmente pulita

giovedì, 20 Luglio 2017 da Tema Corporation

Quanti Kilometri si possono percorrere se si prende la carica dal tetto di casa ?

Finché dura la batteria, rispondiamo noi!!

 

Da oggi sembra che tutto sia possibile: anche ricaricare la propria auto elettrica dall’energia accumulata dal tetto di casa propria! E tutto grazie al sistema fotovoltaico Tegosolar, il brevetto italiano di Tegola Canadese. Succede a Vittorio Veneto, dove è stata installata la prima colonnina di ricarica per auto elettriche presso la sede di Iwis, la holding europea per l’edilizia e le grandi opere in Via dell’Industria.

 

In realtà si tratta della quindicesima colonnina di ricarica installata nella provincia di Treviso, ma come avrete potuto capire, in questo caso è tutto diverso: Iwis ha voluto mettere a disposizione ai propri dipendenti, collaboratori e agli ospiti, gratuitamente, un’energia pulita e pura, ottenuta con il metodo innovativo Tegosolar, sistema fotovoltaico che utilizza la tecnologia del silicio amorfo a film sottile a tripla giunzione per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili, col il quale è stato interamente ricoperta la sede produttiva di Vittorio Veneto e parte degli stabilimenti italiani del Gruppo.

 

Si tratta di un piccolo passo ma significativo, che serve soprattutto per incentivare la cultura della sostenibilità e l’attenzione all’ambiente, come annunciato da Alessandro Mazzer, Marketing manager del gruppo Iwis, al quale fanno capo oltre a Tegola Canadese, tra le altre anche Tema, Fi-Ve e Geobitec, che si occupano di efficientamento energetico per edifici residenziali, commerciali e industriali, pubblici e privati.

 

Le aziende ad alto contenuto d’innovazione sono sempre molto autoironiche, e per questo, una volta iniziato a dotare il parco macchine aziendali di auto elettriche, sono state contrassegnate le auto tradizionali con uno smiley triste, perché a differenza di quelle elettriche, non potranno dissetarsi con energia pulita!

 

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Sisma: Interventi sulle strade, sulle abitazioni e le aziende

venerdì, 30 Giugno 2017 da Tema Corporation

Il primo stralcio del programma di ripristino delle strade colpite dal sisma prevede 497 interventi prioritari su 124 strade, con un importo complessivo stanziato di 474 milioni di euro.

Se rispettate le anticipazioni, l’Anas, in qualità di soggetto attuatore, dovrebbe aver svolto procedure di affidamento dei lavori entro il mese di maggio per 40 milioni di euro, ed entro quello di giugno per 100 milioni, portando nei prossimi giorni la cantierizzazione sulle strade a 40 milioni di interventi operativi. Come ha detto l’Anas, non è stato possibile intervenire prima sui lavori perchè tutti gli interventi abbisognano di rilievi e fase di progettazione complessa, visti i danni.

 

Il Piano Sisma aveva individuato tre priorità d’intervento: la Strada statale 685 “delle Tre Valli Umbre”, gravemente compromessa dalla forte scossa del 30 ottobre, la Strada regionale 209 “Valnerina”, coinvolta da una grave frana di circa 60 mila metri cubi che ha deviato il corso del fiume Nera, e infine la viabilità di accesso a Castelluccio di Norcia, con la messa in sicurezza del fondo e dei fronti rocciosi. Attualmente sappiamo della pubblicazione di cinque gare operanti in queste località, per un valore complessivo di 16,6 milioni di euro.

 

Il Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea

Nel frattempo è in via di concretizzazione l’attuazione del Fondo di Solidarietà della UE da 1,2 miliardi di Euro, che sosterrà la ricostruzione e la ripresa delle attività economiche colpite dal sisma. L’oggetto di utilizzo di tali fondi è per gli alloggi temporanei, e per le operazioni di risanamento e le misure di protezione del patrimonio pubblico culturale. Si attende solo l’approvazione da parte del Parlamento Europeo e poi del Consiglio. È già stata stanziata a fine 2016 una prima tranche di aiuti per il valore di 30 milioni di Euro.

 

L’accordo da 5 miliardi della BEI

La BEI – Banca Europea degli Investimenti e la Cassa Depositi e Prestiti hanno intanto siglato l’accordo per erogare il primo dei cinque miliardi stanziati per la ricostruzione di case ed imprese danneggiate dal sisma. Verranno recuperate e messe in sicurezza oltre le abitazioni anche le strutture produttive quali magazzini, capannoni, beni strumentali, scorte e simili. Il secondo miliardo in vista sarà destinato invece alla ricostruzione di edifici pubblici quali scuole ospedali, tribunali ed uffici amministrativi.

 

La veicolazione delle risorse avverrà attraverso sistema bancario, le quali, una volta ricevuta la certificazione del danno e la richiesta d’intervento, erogheranno le cifre necessarie direttamente ai professionisti e alle ditte incaricate di progettare e realizzare le opere. L’accordo tra Stato e Banche si basa sulla riscossione del prestito come credito d’imposta a canone venticinquennale, reso sostenibile grazie ai bassi tassi praticati dalla BEI.

 

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I nostri prossimi Seminari Tecnici a giugno e luglio 2017

mercoledì, 31 Maggio 2017 da Tema Corporation
  • 27 Giugno 2017:
    TECNICHE DI MIGLIORAMENTO DEI TERRENI E MODELLI DI CALCOLO – presso sala convegni Ordine Ingegneri di Treviso

 

  • 28 Giugno 2017:
    GEOTECNOLOGIE AMBIENTALI APPLICATE ALLE STRUTTURE – orario 14.30/18.30 – presso sala DE GUSTO DOLOMITI – Via Sagronia, 35, 32100 BELLUNO (https://www.isiformazione.it)

 

  • 5 Luglio 2017:
    TECNICHE DI MIGLIORAMENTO DEI TERRENI E MODELLI DI CALCOLO – Ore 14.30 – Hotel Fortino – Strada del Fortino 36 – TORINO

 

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